Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmailby feather

 Sindrome da Primo Giorno di Scuola

Rieccoci. Dopo la lunga pausa vacanziera, riprendere orari e ritmi cosiddetti ” normali” è spesso un dramma sottovalutato. Certamente a soffrirne di più sono gli adolescenti, i più piccoli. Ma attenzione. Anche i più grandi possono nascondere o celare l’ansia del rientro. Inappetenza, malumore, nervosismo, stanchezza e mal di testa. Ecco i sintomi più comuni. Nei bambini si possono aggiungere anche mal di pancia e crisi di panico.

Se accompagnati da una preparazione di base, i genitori, possono facilmente fornire il giusto apporto per rendere facile il rientro ai ritmi invernali. Ma ai sintomi più comuni, e gestibili, dobbiamo aggiungere anche vere e proprie patologie. Come ad esempio la sindrome di Hikikomori ( dipendenza da  computer che si traduce in un vero e proprio isolamento sociale), o disturbi di apprendimento (dislessia e altri), oppure la paura di subire ( o ri-subire) molestie e atti di bullismo , o si sta vivendo un  momento di particolare fragilità emotiva che rende  impossibile l’idea di separarsi dall’ambiente familiare.

In questi ultimi casi è sempre consigliabile  l’intervento esterno, in sintonia con la famiglia, per risolvere nel migliore dei modi il problema. Ma in ultima analisi, è sempre il giusto rapporto e il giusto comportamento dei familiari, che dà l’equilibrio per affrontare le ansie e la sindrome da primo giorno di scuola.

Un rapporto  corretto e bilanciato, pone al centro la comunicazione. E l’isolamento, purtroppo presente oggi in modo allarmante, all’interno delle mura domestiche, impedisce la pratica della conversazione. La conversazione è ciò che arricchisce da sempre l’uomo, con la parola, con il linguaggio della quotidianità,  con il quotidiano scambio di esperienze, pensieri, affetti. E all’interno della famiglia, in primo luogo, si creano i presupposti per la costruzione della persona umana, dei progetti di vita e tutto.

La relazione familiare, la conversazione matura, il rendere partecipi  e rendersi disponibili al confronto, il misurarsi coscientemente e con chiarezza, giornalmente, sulla quotidianità e della quotidianità , senza preconcetti e con naturalezza, previene qualunque stress.

L’argomento è complesso nella sua semplicità. Spesso basta solo un piccolissimo sforzo, in particolare dal lato genitori, per ottenere risultati eccellenti. E non dimenticate che spesso, la soluzione, sta nel saper dare le motivazioni. Una piccola motivazione può risolvere un grande problema.

Ecco il racconto di un genitore M.G.:

“L’anno scorso, siamo all’inizio dell’anno scolastico 2011/2012,nell’ultima settimana di agosto, terminate le vacanze al mare,  mio figlio cominciò ad avere dei malesseri che non riuscivo a comprendere appieno. Taciturno, un pò triste, con poca voglia di uscire e anche agli amici  raccontava senza tanto entusiasmo i giorni della sua estate. Da premettere che era uno strano comportamento e ho faticato non poco per riuscire a instaurare un discorso approfondito. La cosa che mi apparve evidente era il cambio discorso appena si accennava all’apertura della scuola. L’inizio seconda media è un anno difficile per i ragazzi. Hanno appena superato l’impasse del salto dalle elementari, ma si ripresentano le paure tipiche del primo anno. Pian piano riuscìi a capire che non aveva ancora superato la paura di quella cosa di cui tutti abbiamo paura: la matematica. Arrivai al punto, con molta pazienza, di fargli spiegare i motivi dei suoi timori, che non erano affatto legati a paura dell’insegnante, adesso prof e non più maestra o maestro, ma alla reale difficoltà di poter seguire, con serenità, argomenti che gli apparivano molto più complessi, rispetto alle semplici regole imparate forzosamente alle elementari. Sembrerà strano, ma a queste paure sono soggetti molti ragazzi della sua età.

A questo punto, ho solo cercato di rassicurarlo, sia sulle sue capacità, sia sul supporto che avrebbe avuto non solo dall’insegnante, ma soprattutto nella sua famiglia.

In realtà ero molto preoccupato anche io. Lo sappiamo tutti che il calcolo, il computo, sono sempre state le bestie nere di tutte le generazioni. A parte qualcuno che abbiamo sempre considerato ” un mostro “. A quel punto ho cercato di saperne di più su come intervenire. E dal confronto, sia con  insegnanti, che amici e  conoscenti, la conclusione a cui arrivavo era: trovare una motivazione. Cioè riuscire a motivare mio figlio, facendogli superare il duro scoglio, croce di generazioni.

Anche la rete sembrava non darmi giuste indicazioni. Psicologi, studiosi, siti specializzati. Poi ecco la soluzione. Già pronta. Strana, affascinante, incredibilmente semplice.  In una scuola del centro italia era attivo un piccolo progetto sulla matematica, basato su un manualetto che sembra un’illuminazione. Un metodo diverso, antico quanto nuovo, di fare calcoli a mente, con pochi semplici passi. Risolvere le operazioni base senza tanti fronzoli e metodi aggressivi.  Divertente quanto semplice nel risolvere moltiplicazioni e radici quadrate, divisioni e sottrazioni con regolette così semplici da sembrare banali. Facilissimo da apprendere anche per piccoli.  Mi sono informato con l’insegnante e mi ha fornito questo link: Io Il Genio Della Matematica

Dopo essermi fornito del manualetto e iniziato la lettura,  il flash. Sono rimasto colpito. Ho chiamato mio figlio per farlo partecipare. Iniziata la festa. In una settimana tutta la famiglia era coinvolta. Facevamo le gare a chi rispondeva prima a quanto fa 96 X 94, 107 X 92, la radice quadrata di 2704….

La scuola è iniziata, mio figlio non vedeva l’ora di incontrare il suo insegnante di matematica per confrontarsi con lui ( addirittura) … Beh, la motivazione l’ho trovata, e non solo per lui.

A volte basta solo avere un poco di pazienza.”

Ed essere un genitore attento aggiungo io.

 

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmailby feather