FRANCESCO I. Le ombre del passato e la luce di oggi.
Tra il 1976 e 1983 l’Argentina conobbe la dittatura dei militari che portò al massacro di migliaia di dissidenti politici. Le vittime di quel vergognoso periodo sono conosciute come “desasparecidos.”
In quegli anni il Papa Francesco era a capo dei gesuiti Argentini e dallo stesso Verbitsky viene accusato di aver collaborato con i militari. Dal 1960, l’America latina vedeva l’affermarsi del movimento “Teologia della liberazione” in opposizione alle varie dittature e derive fasciste (favorite dai servizi segreti statunitensi, deviati o meno) che presero il potere in vari stati sud americani.
Secondo la Teologia della liberazione, i poveri devono essere i soggetti della propria liberazione e attori della propria storia anche attraverso l’appoggio e il sostegno a coloro che combattono (anche con l’uso della forza) la dittatura. E’ evidente che questa posizione diverge con l’orientamento sempre seguito (imposto) dalla Chiesa Cattolica tradizionale, alla quale Jorge Mario Bergoglio ha sempre obbedito. A differenza dei sacerdoti e vescovi che aderirono alla Teologia della liberazione, il clero tradizionale e conservatore poteva al massimo intervenire “privatamente”, ufficiosamente, e chiedere clemenza alle autorità militari argentine. Bergoglio afferma che proprio attraverso questo suo comportamento ottenne la liberazione di due gesuiti imprigionati e torturati.
Non la pensa così il giornalista Horacio Verbitsky, il quale si dice assolutamente certo che fu lo stesso Bergoglio a denunciare i due gesuiti. Di parere assolutamente contrario il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel, secondo il quale, pur essendoci stati esponenti della Chiesa di fatto collusi con la dittatura argentina, Bergoglio non era certamente fra questi e il suo impegno verso i poveri è sempre andato al di là di qualunque scenario politico.
Di certo, secondo il sociologo Michael Lowyn (brasiliano, professore all’École des Hautes Études en Sciences Sociales a Parigi, fra i protagonisti delle nuove teorie Anti-Capitaliste) negli anni della dittatura, Bergoglio si distinse per la sua discrezione. “Non ha pronunciato nessuna condanna né alcuna critica contro la dittatura. Peggio, Jorge Mario Bergoglio era il superiore dell’ordine dei gesuiti e, in quanto tale, nel maggio del 1978 ritirò la licenza religiosa a due gesuiti che avevano preso posizioni in favore dei diritti dei poveri (Teologia della liberazione – ndr). Poco dopo, i due gesuiti, avendo perso la protezione della Chiesa, furono arrestati e torturati”. E qui le versioni discordano: Papa Francesco ha sempre sostenuto che i gesuiti furono poi rilasciati proprio grazie al suo intervento, Horacio Verbitsky sostiene invece che fu lo stesso Papa a denunciarli. Sicuramente, allora, l’ordine della Chiesa romana di mantenere la Compagnia di Gesù neutrale e non politicizzata fu rispettato da Bergoglio che non mantenne, però, la stessa obbedienza quando si è trattato, in questi ultimi anni, di scendere a più riprese in campo contro Cristina Kirchner (attuale presidente dell’Argentina) per la questioni dei matrimoni gay o dell’aborto.
E’ noto che tra la Kirchner (e prima ancora col marito di lei, il presidente Néstor Carlos Kirchner) e Bergoglio non corra buon sangue e che i due non si siano risparmiati reciproche pesanti critiche. Nella costruzione di un giudizio sarà utile sapere che Horacio Verbitsky (l’accusatore del Papa) è fra i consiglieri più vicini del Presidente Argentino.
Di certo questo oscuro capitolo dell’operato del papa, risalente ormai a più di trent’anni fa, tornerà spesso a galla. Ma è certo destinato a sparire alla luce di un papato che si presenta sotto buoni auspici.
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