Ogni giorno la stessa storia, ogni anno la stessa solfa. Catania e la sua spiaggia. Catania e i suoi amministratori. Catania e i suoi mafiosetti da quattro soldi. E le istituzioni complici dello scempio. E lo stato che si accoda con le privatizzazioni del demanio e leggine ad hoc. Ormai basta quasi il copia – incolla per scrivere la cronaca di ogni luogo dìItalia. Ancora più semplice a Catania.
18 Chilometri di spiaggia. Una sabbia rara scintillante, tra le più ricche di silicio al mondo ( la maggior parte dei catanesi non sa che i piccoli “brillantini” che riflettono la luce del sole sono cristalli di puro silicio). Una lunga strada asfaltata che divide la sabbia dall’interno verde di una ” piana” quasi abbandonata, già sede di grandi coltivazioni e aziende agricole. Il Simeto, fiume antichissimo, che alla sua foce divide in due il litorale accogliendo fauna migratoria e non di grande pregio; miniera per i pescatori di pesci d’acqua dolce e della famosissima e ormai rarissima Ambra del Simeto. Da qualunque punto si erge maestosa la cima dell’Etna con i suoi costanti spettacoli. Questa è semplice constatazione di fatto. Il ” Mal di Sicilia” è meno raro del ” Mal d’Africa”. Già 35 anni fa immaginavo, lato mare con 18 chilometri di distesa sabbiosa, sdraio, ombrelloni e qualche chiosco a pedali portato dai venditori di cocco e granita sullo stretto asfalto, mentre dal lato terra, alberghi, ostelli, parchi, giardini, teatri, pizzerie, ristoranti, giochi e quanto la fantasia imprenditoriale turistica può immaginare. Una ricchezza incredibile. Uno sviluppo occupazionale pauroso e una economia da far paura. E invece ? Piccoli e fatiscenti “Lidi” gestiti da amici degli amici. Accesso alla battigia negato con la prepotenza e adesso per legge ancora più prepotente. Mafiosetti che possono racimolare( forse) sino a 50 o 100 mila euro a stagione col “pizzo” e i contributi vari. Il lato terra abbandonato e incolto. Immensa distesa di erbacce e discariche abusive.