Angelina Jolie. Informazione e propaganda.
Marcello Pamio – 16 maggio 2013
La trentasettenne Angelina Jolie, attrice e infaticabile paladina dei diritti umani dei profughi sta facendo parlare di sé in tutto il mondo.
Non si tratta dell’uscita dell’ultimo film, ma quello che sta facendo scalpore sono state le sue dichiarazioni. Al quotidiano principe dell’establishment mondialista, il New York Times, ha dichiarato di essersi fatta togliere entrambi i seni, nella clinica privata Pink Lotus Breast Center (con la sede principale guarda caso a soli 5 miglia da Hollywood), per “prevenire” il cancro!
In questi giorni, nella home page ufficiale del sito della clinica (immagine a sinistra) è casualmente apparsa l’attrice in splendida forma.
Il ritorno economico per la clinica sarà inimmaginabile…
La Jolie, avrebbe effettuato la mastectomia per i suoi sei figli e soprattutto perché la mamma è morta di cancro alle ovaie nel 2007.
Non voleva – giustamente – morire di cancro, soprattutto perché: “i medici mi hanno detto che ho il gene BRCA1 che mi dà l’87% di probabilità di avere il cancro al seno e il 50% quello alle ovaie”.
Il BRCA1 (Breast Cancer Type 1 susceptibility protein) è un gene per così dire oncosoppressore, in grado di codificare una proteina che impedisce alle cellule di crescere e dividersi troppo rapidamente o in modo incontrollato (1).
Una eventuale mutazione di questo specifico gene – impone dogmaticamente la visione ortodossa della scienza – farebbe perdere il controllo del ciclo cellulare, e questo originerebbe mutazioni e quindi tumori.
Stimano che circa il 14% dei tumori alla mammella, e il 10% dei tumori ovarici, siano causati da mutazioni a livello del gene BRCA1 e BRCA2 (2).
Studi effettuati su famiglie a rischio, dicono che le donne che possiedono mutazioni ereditarie a livello dei geni BRCA1 o BRCA2 (come la Jolie) rischiano di sviluppare un tumore alla mammella nell’87% dei casi, contro una probabilità del 10% dei non portatori di mutazioni.
Secondo il National Cancer Institute, le stime di rischio di vita sono le seguenti: circa il 12% delle donne nella popolazione generale svilupperà un cancro al seno durante la loro vita, contro il 60% delle donne che hanno ereditato una mutazione dannosa in BRCA1 o BRCA2 .
In altre parole, una donna che ha ereditato una mutazione in uno dei geni BRCA1 o BRCA2 ha 5 volte più probabilità di sviluppare il cancro al seno di una donna che non ha una tale mutazione. Questo studio non lascia spazio a molti dubbi…
Nel sito governativo PubMed, la libreria nazionale di medicina (U.S. National Library of Medicine) però ci sono altre pubblicazioni molto interessanti, come per esempio lo studio intitolato: “Familiarità del tumore al seno: rianalisi associate di dati individuali provenienti da 52 studi epidemiologici su 58.209 donne colpite da tumore al seno e 101.986 senza la patologia” (3).
I risultati in questo caso dicono che solamente il 12% delle donne con cancro al seno avevano un parente affetto, mentre l’1% ne aveva due o più.
La conclusione è che: 8 donne su 9 che sviluppano il cancro al seno NON hanno una madre colpita, la sorella e neppure una figlia. Nonostante le donne con parenti di primo grado con una storia di cancro al seno abbiano un maggior rischio di malattia, la maggior parte non svilupperà MAI il cancro al seno. Chiaro?
Nello studio non accennano ai geni BRCA1 e 2 (e forse proprio grazie al fatto che nessuno ha detto loro dei geni…), ma è certamente interessante sapere che la maggior parte delle donne NON svilupperà mai un cancro, anche se ce l’ha avuto la madre o un altro parente di primo grado!
Il mantra ufficiale però, portato avanti mediaticamente dalla propaganda più becera, dai testimonial come la Jolie, dagli opinion leader, dal vergognoso neuromarketing, è che noi dobbiamo temere, aver paura della nostra genetica, dei geni che ereditiamo dai genitori.
Sono o non sono loro che comandano tutto? No, non è così. La realtà, come sempre, è un’altra cosa!
Questo viene spiegato dettagliatamente dall’epigenetica (epi = sopra, i geni), che sta dimostrando in maniera scientifica e inoppugnabile da molto tempo che l’uomo non è schiavo dei propri geni, ma semmai dei propri schemi mentali e/o comportamentali.
I geni, per semplicità, possono essere paragonati a degli invisibili interruttori che possono attivarsi o disattivarsi a seconda dei comandi, a seconda delle informazioni (epigenomiche) che arrivano loro. E’ l’ambiente interno ed esterno, il nostro stile di vita, la nostra alimentazione, i nostri pensieri e sentimenti che possono dare questi comandi.
Noi non nasciamo difettati(4), ma lo possiamo diventare.
In quest’ottica: quanto può influenzare la psiche di una persona, sapere che nel proprio patrimonio genetico ci sono geni difettosi? Geni che, secondo il terrorismo e la visione disumanizzante della medicina, potranno innescare patologie anche tumorali? Come potrà vivere una persona con la spada di Damocle appesa sopra la testa per anni, decenni? Spada che in qualsiasi momento della vita può cadere e uccidere?
La psico-somatica insegna che dalla psiche (anima-emozioni) si può passare al soma (corpo-fisico) e anche viceversa (somato-psichica), quindi pensare costantemente (collegandoci anche una emozione come paura di morire, ecc.) che si ha dentro qualcosa che non va, che si è difettosi, che si rischia il cancro, avrà come risultato la cristallizzazione e il potenziamento di questo pensiero. Il pensiero si sa è in grado di creare la materia, nel bene (effetto placebo) e anche nel male (effetto nocebo).
La strategia mondialista lavora proprio in questa direzione: instillare costantemente la PAURA tramite i media per farci vivere costantemente con una spada sopra la testa, e con un gene pronto a trasformarsi in un tumore maligno.
Grazie alle teorie ortodosse, fasulle e fallimentari della genetica classica, ci stanno facendo credere che tutto dipende dal nostro patrimonio genetico: dall’impercettibile, ma non inviolabile per loro, DNA.
Stanno purtroppo per diventare realtà le visioni fantascientifiche veicolate dai film di Hollywood. Un esempio per tutti è “Gattaca: la porta dell’universo”.
Alla nascita del protagonista, grazie alla lettura del DNA, il medico può tranquillamente profetizzare: “Affezione neurologia, probabilità 60%; mania depressiva, probabilità 42%; sindrome ipercinetica, probabilità 89%; cardiopatia probabilità 99%. Soggetto a morte prematura: aspettativa di vita 30,2 anni”. Questo bambino, generato con un atto d’Amore, è destinato a morire presto e pieno di magagne, chissà come mai?!
Per il secondo figlio invece, i genitori optano che l’Amore non va bene, e si affidano alle cliniche specializzate nella nascita… Qui un genetista di colore descrive dettagliatamente ai genitori quello che la Scienza può fare prima del concepimento, con gli ovuli e spermatozoi. “Mi sono permesso – incalza il medico, con le bave alla bocca – di eliminare ogni affezione virtualmente pregiudizievole: calvizie precoce, miopia, predisposizione all’alcolismo e alle droghe, tendenza alla violenza, all’obesità”.
Il bambino deve partire “in posizione di vantaggio. Abbiamo già purtroppo molti difetti innati. Ricordate che questo bambino è la somma di voi due….del MEGLIO di voi due”.
Il meglio delle persone, si può anche chiamare “eugenetica” (il gene buono).
L’uomo in camice bianco si è sostituito a Dio, ed elimina con il bisturi genetico, tutti i difetti innati, tutti i geni malati, per creare una persona sana e perfetta, magari bionda con gli occhi azzurri…
Fantascienza? Purtroppo no. Follia? Certamente sì, ma molto lucida e diabolica.
Tornando al nostro Premio Oscar, la cosa ridicola è che oggi alla Jolie senza mammelle, la probabilità che gli venga un tumore, secondo i medici, è diventata del 5%. Quindi non ZERO, per tanto, paradossalmente avrà sempre il rischio di un tumore!
Spingendo questa perversa logica agli estremi limiti, ecco il triste risultato: gli hanno detto di avere l’87% di probabilità di sviluppare un tumore al seno, e quindi ha tolto le mammelle; però gli hanno anche detto di avere il 50% di probabilità di sviluppare un tumore alle ovaie, quindi tra non molto dovrà farsi pure una isterectomia totale. Rimane da sapere quante probabilità ha di sviluppare un tumore ai polmoni? O al cervello? Cosa farà in questi casi?
Non si sta giudicando la scelta individuale e personale fatta da una persona consapevole (?) e soprattutto informata (?), qui si giudicano le pericolosissime dichiarazioni a mezzo stampa, di una delle più ricche, famose e ammirate attrici di Hollywood.
Ricordiamo sempre che la struttura massonica Hollywood, è la più potente casa di produzione filmica del mondo, il più grande creatore di sogni e desideri del pianeta.
Non si tratta di Michelina Rossi ma di Angelina Jolie; non lo ha confessato al prete, ma al quotidiano più letto del mondo.
La foto qui a fianco ritrae la Jolie con addosso una maglietta dal disegno e scritta inequivocabili: il triangolo con dentro l’occhio onniveggente che sovrasta il pianeta Terra e sotto la scritta Illuminati, la potentissima congrega massonica che controlla di tutto, Hollywood incluso.
Angelina Jolie fa parte del Sistema, è finanziata e controllata dal Sistema, per cui qualche dubbio sorge spontaneo nella sua decisione di dire al mondo intero la sua coraggiosa e responsabile scelta.
Quante donne, per non dire quante adolescenti, emuleranno il percorso di coraggio e determinazione intrapreso dalla Jolie? Quante donne si faranno estirpare i seni, ovaie, utero e perché no, anche la tiroide, nella vana speranza di evitare un tumore? Tumore che poi magari verrà lo stesso…
In tale logica demenziale, dobbiamo riconoscere all’ex presidente statunitense George Bush junior (junior in tutti i sensi), l’intelligenza della sua proposta per risolvere il problema degli incendi dei boschi: “abbattere gli alberi, per abbattere gli incendi”.
Il discorso, anche in ambito medico, purtroppo, non fa una piega.
Note
[1] Genetics Home Reference, http://ghr.nlm.nih.gov/gene/BRCA1
[2] National Cancer Institute at the National Institutes of Health, http://www.cancer.gov/cancertopics/factsheet/Risk/BRCA
[3] “Familial breast cancer: collaborative reanalysis of individual data from 52 epidemiological studies including 58,209 women with breast cancer and 101,986 women without the disease”. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11705483
[4] La medicina parla di una piccolissima percentuale di malattie per così dire genetiche, cioè ereditate dai genitori. Ma anche in questo caso bisognerebbe analizzare dettagliatamente e attentamente se è successo qualcosa prima del concepimento e soprattutto durante la gravidanza. Se sono stati assunti farmaci, droghe, vaccini, metalli pesanti, ecc. prima, durante e dopo la gravidanza…
E ancora vi riporto un articolo molto dettagliato, in inglese, di
H. Gilbert Welch, MD, MPH. Professor of Medicine, Community & Family Medicine.
Cosa Angelina Jolie dimentica di dire.
What Angelina Jolie forgot to mention
Editor’s note: H. Gilbert Welch is a professor of medicine at the Dartmouth Institute for Health Policy and Clinical Practice and a co-author of “Overdiagnosed: Making People Sick in the Pursuit of Health.”
I first saw the headline early Tuesday on Real Clear Politics, a political news site where I generally start my morning. It’s not where I expect to see a story on breast cancer.
Then I checked my e-mail messages — they all seemed to be about Angelina Jolie’s op-ed. Students in my undergraduate class wanted to discuss it in our next session. Colleagues expressed concern and wondered what the right response was. People I don’t even know sent e-mails.
One, from a research fellow at the International Agency for Research on Cancer, nicely summed up the general concern: “I fear that this disclosure will motivate other women to undergo preventive mastectomy, even though they do not need it.”
Wow. Maybe I should read it.
H. Gilbert Welch
I did. I found it to be a moving story and understood her choice. What I couldn’t understand initially was the concern expressed by others.
As the day wore on, the story dominated the news. I didn’t fully appreciate how much Ms. Jolie is admired and respected and had neglected to consider just how powerful a celebrity personal anecdote could be.
If American women saw themselves in Angelina Jolie — then that would be a problem. Because the logical next question is: Should I get a preventive mastectomy?
Then I realized something was missing in her piece; something that should have been printed in big black letters:
NOTE: This story is not relevant to more than 99% of American women.
Angelina Jolie reveals double mastectomy
CNN anchor: I have breast cancer
Support pours in for Angelina Jolie
Why? Because more than 99% of women do not have BRCA1 — or BRCA2, for that matter.
Let’s be clear, BRCA1 is a bad thing. Although I might quibble with the exact numbers in the piece, the big picture is this: BRCA1 increases the risk of developing breast cancer about five fold and increases the risk of ovarian cancer more than 10 fold.
It is a powerful risk factor for these cancers — almost as powerful as cigarette smoking is for lung cancer.
When people are at very high risk for something bad to happen, preventive interventions are more likely to be a good deal; that is, the benefits are likely to exceed the harms. I’m not saying that prophylactic mastectomy is the right choice for a woman with BRCA1, simply that it is a reasonable one.
When people are at average risk, the deal changes. The opportunity for benefit is less, simply because the bad event is less likely to happen. But the harms of preventive intervention remain roughly the same.
It is a fundamental precept of medicine — one I hammer home with undergraduates (future patients) and medical students (future doctors): Patients with severe abnormalities stand to gain more from intervention than patients with mild ones. Patients with mild abnormalities are more likely to experience net harm from intervention, simply because they have less opportunity to benefit.
The vast majority of women don’t have BRCA1. They are at average risk for breast cancer. They are not Angelina Jolie. They should not have a preventive mastectomy.
A few weeks ago, in a New York Times Magazine piece, Peggy Orenstein related her first instinct when facing breast cancer recurrence: take the other breast too. Her oncologist responded with a simple question: “Would an average woman cut off her breasts?”
I hope not.
But there is a second question for women raised by Ms. Jolie’s piece: Should I be tested for BRCA1?
She seems to believe the answer is yes, pointing to the half-million women who die from breast cancer worldwide each year. But she neglects to point out that 90% of these deaths have nothing to do with BRCA1. That’s because most women don’t have BRCA1 and because most breast cancer is sporadic.
Opinion: Jolie’s choice: Risks and benefits
The few women who are likely to have BRCA1 are also likely to know they may have BRCA1 based on the oldest genetic test of all: a strong family history of cancer.
Population-wide screening raises complex issues. We would want to know more about how often the test is wrong, particularly how often the test is falsely positive. That’s important because women falsely diagnosed as a mutation carrier might undergo prophylactic mastectomy unnecessarily. Then there are the psychological effects, not only for the patient but also for her siblings and offspring.
We’d also need to know more about what a BRCA1 mutation means in the absence of family history. Ms. Jolie’s mother died of ovarian cancer at age 56. I’m no geneticist, but I can guess that puts her at higher risk — both for having the mutation and for developing a bad cancer.
And we’d certainly want an answer to the question: Must the test cost so much?
There’s no one right choice for a woman in Angelina Jolie’s position, but she may well have made the right choice for her. Luckily it is a choice most women don’t have to face.
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